La via dell'onestà

La via dell'onestà

E del servizio ai poveri e della pace in una società dove a prevalere è la pratica della corruzione

Domenica 15 giugno, nella basilica di S. Paolo, a Roma, in un clima “africano” per la partecipazione di tanti congolesi, si è celebrata la beatificazione di Floribert Bwana Chui bin Kositi, ucciso a 26 anni a Goma, nel Nord Kivu, nella notte tra l’8 e il 9 luglio 2007, dopo aver respinto una proposta di corruzione.
La corruzione è una delle grandi sfide che il Congo deve fronteggiare. E’ il muro contro cui si scontrano tanti percorsi, tanti sogni. Di più: “è uno stato, personale e sociale, nel quale ci si abitua a vivere”, come ha scritto l’allora card. Bergoglio (1). Altra drammatica sfida per il paese è quella della guerra. E’ da decenni che il Kivu non vive in pace. Questa la ragione per cui la beatificazione non si è potuta svolgere a Goma. E infine, ecco una terza sfida: una regione che potrebbe essere ricca guardando alle riserve del sottosuolo si confronta con la povertà dei più deboli e piccoli tra i suoi figli.
Floribert Bwana Chui ha sognato di affrontare tali sfide e di vincerle. Di trasformare il suo paese, raddrizzandone le storture. Come membro di Sant’Egidio si è fatto fedelmente vicino ai più poveri, in particolare ai ragazzi di strada. Come cittadino di un paese diviso ha sempre avversato le rivalità etnico-identitarie e ha indicato la via della pace. Come cristiano dagli studi in Legge ha mantenuto puliti il cuore e le mani rifiutando quella che papa Francesco ha chiamato “la sporcizia della corruzione (2), testimoniando fino all’effusione del sangue la sua fede in un Dio diverso dal denaro.
Floribert aveva conosciuto Sant’Egidio nel 2000. Con altri giovani inizia a vivere la preghiera della Comunità nella chiesa del Saint-Esprit, la sua parrocchia. Al fratello diceva: “Non si può non credere in Dio, perché il mondo deve cambiare, ed è Lui che lo cambia”.
Il futuro beato vivrà nel profondo tale speranza di cambiamento, il coinvolgimento fattivo che ne scaturiva, facendosi plasmare dal magistero della Chiesa congolese e dallo spirito di Sant’Egidio. E’ in tale prospettiva che si impegna nelle Scuole della Pace che la Comunità aveva attivato ed organizza con passione e intelligenza un servizio in favore dei ragazzi di strada.
Nel frattempo il giovane si era laureato e aveva trovato lavoro presso l’Office Congolais de Contrôle, ente che si occupa di verifiche sulle merci in entrata nel paese, come Commissario “alle Avarie”.
Raccontando del suo lavoro Floribert dirà: “Si ricevono molte pressioni. Ma non voglio cedere. Se accettassi di farmi corrompere sarebbe come tradire tutto ciò in cui ho creduto. Io vado avanti, ho già distrutto dei quantitativi di riso avariato”.
Il giovane è preoccupato, forse spaventato. Ma è libero dall’idolatria del denaro. Poco prima di essere rapito e ucciso chiama sr. Jeanne-Cécile, sua grande amica e medico: “Mi ha chiesto: ‘E’ pericoloso, per la vita della gente, autorizzare la commercializzazione di generi alimentari già scaduti’? Gli ho risposto di sì. Allora mi ha detto che avevano cercato di corromperlo, fino a 3000 $. Ma lui aveva rifiutato. Ha aggiunto: ‘Vivo nel Cristo o no? Vivo per Cristo oppure no? Ecco perché non posso accettare. E’ meglio morire piuttosto che accettare quei soldi’”.
Floribert era disposto a morire, pur di vivere da cristiano. Non intendeva giocare con la vita degli altri, piuttosto avrebbe messo in gioco la propria. E’ per questo che viene rapito, il 7 luglio 2007. Qualcuno lo costringe a salire su una vettura e se ne perdono le tracce. E’ solo il 9 luglio che si trova il suo cadavere, con i segni delle percosse e delle torture subite nelle lunghe ore di prigionia.
Mons. Faustin Ngabu, vescovo a Goma in quegli anni, ha dichiarato: “Purtroppo in Congo c'è tanta miseria, si finisce per cedere. Si dice: ‘Tanto lo fanno tutti’. Però in Floribert vedo qualcuno che ha saputo conservare la sua libertà in una situazione estremamente difficile. Quel che ha vissuto è stato un modo forte di vivere la vita cristiana. Ha vissuto da forte”.
Il giovane ha avuto il coraggio di dire “No!”. Rispondendo a una telefonata aveva affermato: “Voi non riuscirete a costringermi!”, per poi riattaccare. E’ facile cedere a compromessi, accettare i condizionamenti che giungono dall’esterno. Ma lui non ha voluto farlo.
Floribert è l’uomo del “Etsi omnes, ego non” (3), e fino alla fine. E’ riduttivo accostarne la figura alla sola dimensione della corruzione. In realtà egli - uomo della frontiera - si muove su frontiere diverse. Con una serie di scelte libere, controcorrente. Molto del suo approccio con i ragazzi di strada è basato sulla contestazione dei luoghi comuni che li demonizzano. Ma anche il suo impegno per la pace si fonda sulla non condivisione dei tanti pregiudizi presenti nel mondo diviso del Kivu.
Non è solo un Commissario alle Avarie che dà una bella testimonianza d’integrità e rettitudine. Floribert è un cristiano che vive un esempio di resistenza al male e agli idoli del nostro tempo, la marginalizzazione dell’altro, la ricerca del nemico, la genuflessione al denaro.
Chi si nutre della Parola è libero dagli schemi di questo mondo. Parliamo di un martirio originato da un tentativo di corruzione; ma il fascino che il denaro ha sulla gente non si limita a tali estremi, e si può esserne schiavi senza infrangere la legalità. Eppure, ascoltiamo il giovane: “Diceva che il denaro non è nulla, che bisogna piuttosto cercare di preservare la propria dignità. Perché il denaro rende ridicoli” (4)
In quel figlio della Chiesa congolese e della Comunità di Sant’Egidio, l’ascolto del Vangelo si è tradotto in una rivolta spirituale, in una liberazione del pensiero e dei gesti. Qualcosa che apre alla fiducia in un mondo migliore, allargando i confini dell’umano in un contesto arido e spietato, ferito e umiliato, nel Congo dei conflitti etnici e di un mercato senza regole. Floribert è in grado di parlare a tutto un continente e a tutto un secolo.

 

1 J.M. Bergoglio, Guarire dalla corruzione, Emi, Bologna 2013, p. 33.

2 Discorso del 2 febbraio 2023 a Kinshasa.

3 Cfr. Mt 26, 33.

4 Deposizione al processo di beatificazione.


[ Francesco De Palma ]