Si illumina la Basilica di santa Maria in Trastevere. Le candele vengono accese una dopo l'altra. Ricordano tutti i Paesi in guerra. Seduti nei banchi ci sono centinaia di ragazzi e ragazze. Gli occhi sono fissi sull'altare. Le loro bandiere colorano la chiesa. Rappresentano tutto il mondo.
È uno dei momenti più intensi della veglia di preghiera per la pace promossa in questi giorni dai Giovani per la Pace della Comunità di sant'Egidio. Un momento di raccoglimento che si tiene abitualmente durante l'anno, ma che in questa settimana sta assumendo ancora più importanza. Tutti si portano nel cuore le parole di pace pronunciate da papa Leone XIV durante la Messa di benvenuto.
«Il suo invito non è solo verso i potenti, ma è un appello che ci responsabilizza tutti - sottolinea Giuseppe, dei Giovani per la Pace -. Abbiamo acceso le candele perché crediamo che nessun popolo debba essere dimenticato. Li affidiamo al Signore ad uno ad uno». A pregare intensamente c`è anche Carmen, ventiquattrenne siriana di Homs, arrivata in Italia grazie ai corridoi umanitari della Comunità. «Ho dovuto abbandonare la scuola e sono fuggita in Libano - racconta -. Ma ora ho ripreso a studiare. Due settimane fa ho conseguito la laurea triennale in informatica». Anche Zohra, afghana di ventuno anni,
è stata salvata da sant'Egidio. «Il mio non è stato un viaggio di piacere, ma di sopravvivenza - sottolinea -. Nel mio Paese, le donne sono state cancellate. Ci hanno tolto la voce, la scuola, il lavoro, il diritto di uscire da sole, di decidere chi essere, chi amare, chi diventare. Ma oggi la mia vita è cambiata. Ho imparato l`italiano e ho ripreso a studiare. E soprattutto ho ritrovato la cosa più preziosa: la libertà di scegliere, di pensare, di sognare» Minuli, ventidue anni, è arrivato invece dallo Sri Lanka. «Vi chiedo un impegno - è il suo appello -. Offrite un sorriso e una parola gentile. Ascoltate chi è in difficoltà. Guardatevi intorno, ci sono tante persone in cerca di amicizia con cui dovete parlare».
La strada per la pace passa anche e soprattutto da qui.
[ Giuseppe Muolo ]