Riccardi: il rapporto Quirinale-Vaticano importante nella storia
«È stato un incontro positivo e non protocollare. Era previsto che fosse di 30 minuti, è durato 40. Tra i due c'erano molte cose da dire», osserva Andrea Riccardi, storico della Chiesa e dei rapporti che questa ha avuto con lo Stato italiano, fondatore della Comunità di Sant'Egidio. A suo avviso, il dialogo tra papa Leone XIV e Sergio Mattarella è nel segno di «una continuità» che non significa ripetizione del passato. Perché il mondo è attraversato dal riemergere in forme nuove di antichi motivi di inquietudine e perché tutta da sviluppare è la fase aperta in Vaticano nel 2025 con «un Pontefice particolarmente disponibile a incontri a largo raggio e non stanco malgrado i tanti impegni».
Risulta che uno degli argomenti principali del colloquio tra Papa e presidente sia stata la guerra nell'Ucraina invasa dalla Russia. Che cosa possono fare insieme Italia e Vaticano per favorire, usando le parole di Leone XIV, una pace «giusta e duratura»?
«Molto, ma distintamente perché distinte sono le posizioni. L'Italia partecipa al sostegno all'impegno politico militare di Volodymyr Zelensky. La Santa Sede, pur vicina alla sofferenza ucraina, è intervenuta su questioni umanitarie, sulla necessità di ridurre il tempo della guerra e di trattare. In questo senso è stata la missione del presidente della Cei Matteo Zuppi ».
Lei dice «molto». In quali direzioni?
«Penso che il presidente Mattarella abbia parlato dell'Europa, che gli sta a cuore, di una ripresa dell'iniziativa europea e di un multilateralismo non caotico, fondato su regole: come uscire dall'attuale caos. Il Quirinale segue con molta preoccupazione la situazione internazionale ed è consapevole anche del valore dello strumento militare. Mattarella non è mai stato un pacifista, però vuole che si riattivino diritto internazionale e diplomazia, la grande scomparsa».
L'amministrazione Trump aveva provato a scaricare sul Vaticano il ruolo di sede di trattative di pace che Vladimir Putin frena.
«Un tentativo seguito dalla mediazione del governo italiano, ed entrambi non hanno reso accettabile ai russi la proposta perché sia Italia sia Stati Uniti sono in qualche misura ritenuti vicini a Zelensky. Come mai Putin avrebbe dovuto accettare se c'è la sede sperimentata di Istanbul? Nel telefonare a Leone XIV poi il presidente russo ha fatto capire che l'importanza del Vaticano gli è comunque chiara».
In ogni caso finora non dimostra fretta. La pace non pare all'ordine del giorno.
«E non bisogna pensare solo a risultati immediati della diplomazia vaticana. È una diplomazia che favorisce. Il Vaticano è crocevia di incontri che sono opportunità. Dopo Mattarella, il Papa ha ricevuto il nunzio in Ucraina e il presidente del Consiglio europeo António Costa».
La Santa Sede ha fatto sapere che tra segretario di Stato Pietro Parolin e delegazione italiana sono state affrontate anche «tematiche di carattere sociale, con speciale riferimento al contributo della Chiesa nella vita del Paese». Sembra un accenno al cambiamento nelle dichiarazioni dei redditi definito da Zuppi una «delusione per la scelta del governo di modificare finalità e modalità di attribuzione dell'8 per mille di pertinenza dello Stato».
«Già in febbraio Mattarella aveva espresso gratitudine per il grande lavoro sociale di Chiesa e Cei, giudicato significativo anche per la tenuta del Paese in momenti di difficoltà. La Cei non voleva aprire un conflitto. Vuole affermare un diritto. Credo che la cosa sarà risolta nella commissione paritetica Chiesa-Stato»
Da storico, la sua valutazione sulla giornata?
«il rapporto tra Papa e Quirinale è importante nella storia degli ultimi anni. Da Sandro Pertini alle relazioni con Giorgio Napolitano, al quale Benedetto XVI confidò le sue dimissioni prima che fossero pubbliche. In questo c'è continuità. Poi il pontificato di Leone segna un momento di apertura e dialogo a tutto campo».
[ Maurizio Caprara ]